
Il mio è, molto umilmente, il magone di una ex bambina che è cresciuta sulle note di "putesse essere allero", con un nonno che parlava napoletano in casa e che, mi insegnava le prime paroline con una inconfondibile pronuncia autoctona.
Un nonno che amava il mare, proprio come Pino nelle sue composizioni. Da qui, per una sorta di nostrano principio dei vasi comunicanti, l'unione inscindibile tra Napoli e Taranto, l'accomunarci di tanti luoghi comuni, e soprattutto, un senso di orgoglio forte e deciso che ci faceva amare le nostre origini la terra, le cose semplici, dirette, i pochi giri di parole.
Così sei diventato un amico di famiglia, tanto che potevamo addirittura permetterci, nella libertà che ci eravamo creati, senza rendertene conto, di giudicare se un tuo lavoro potesse essere bello o brutto. Adesso, riascoltando i tuoi lavori, mi accorgo che hai scritto in quarant'anni una quantità enorme di capolavori che non riesco neanche a ricordare a memoria. Quando c'eri, li davo tutti per scontati, ora che manchi, questa è l' immensa eredità che ci lasci in prestito per accompagnarci in questa fine del viaggio in tua assenza terrena.

Oggi, con la consapevolezza che quell' undici dicembre a Bari, ho avuto un grande privilegio nell' assistere ad una Reunion che noi fan ci auspicavamo da trent'anni, posso sentirmi fiera di dire che un cerchio si è chiuso. Hai regalato ad un pubblico attento ed affettuoso forse la pagina più bella della tua ultima musica, quasi a volerci lasciare un ricordo degno della tua grandezza di Uomo e di Musicista.
Mi sento umilmente orfana di te, Pino, non me ne vogliano i tuoi figli, ma nel nostro piccolo, sei stato padre di tanti di noi.
Arrivederci a presto.
Di Valentina Vinci