martedì 18 novembre 2014

DECRETO "SALVA TARANTO"

Dall’agosto caldo tarantino ben sei provvedimenti sono stati approvati dal governo italiano per garantire la continuità dell’attività produttiva dell’acciaieria più importante d’Europa, a danno dell’ambiente e della salute di Taranto e della sua popolazione. Si affaccendano ancora i nostri governanti nel far credere agli elettori che stanno provvedendo, ma l’unica cosa che si muove è l’aria attorno a loro quando pronunciano, compiaciuti pure, quei discorsi importanti di tutela del territorio, della salute che rimangono tuttavia lettera morta.
 
E qui s’incardina l’iniziativa dello “straniero”, di una connotazione altamente provocatoria, concreta e fattibile, che fa comprendere come, solo a volerlo, già da tempo ci si sarebbe potuti attivare, senza che i pensatori delle alte sfere,si  rigirassero ulteriormente i pollici impegnati a “cogitare”.

Ed ecco l’alter ego dei decreti salva ilva, il DECRETO “SALVA TARANTO”, che contiene le disposizioni urgenti per la determinazione del danno ambientale, l’avvio delle bonifiche e il rilancio economico e occupazionale del territorio.

La procedura, dettata in ragione della grave situazione ambientale, sanitaria e sociale, cari pensatori, invero è di una semplicità, logicità e tempestività estrema! Il Ministro dell’Ambiente, nel termine perentorio di 45 giorni dall’approvazione del decreto, “dovrebbe” procedere alla determinazione del danno ambientale e sanitario a Taranto così come previsto dalla direttiva comunitaria sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale nonché dall’art. 18 L. 349/86 così come modificato dal D.lgs. 152/2006 parte VI che ha previsto la responsabilità extracontrattuale per danno ingiusto all’ambiente (ovvero verificatosi a causa di violazioni di legge), affidando la competenza al giudice ordinario.
Eh già, cari pensatori, esistono le norme che consentono di accertare il danno, basta applicarle.
 

Definito il danno, il Ministero “dovrebbe” trasmettere, entro 7 giorni,  gli atti alla Procura della Repubblica di Taranto per consentire ai P.M. di svolgere il loro lavoro, anziché paralizzarne ogni azione, affinché si proceda nei confronti dei soggetti che hanno causato il danno ambientale, con contestuale sequestro dei beni mobili e immobili, titoli della proprietà per l’equivalente della somma prevista dal danno ambientale.
In tal modo si “reperirebbero” in parte le risorse necessarie per la realizzazione della messa in sicurezza e delle bonifiche e il relativo risarcimento dei danni da illecito.
Cosa si potrebbe fare nel caso in cui il Ministero non rispettasse i termini? Incaricare un collegio di periti che sostituirebbe il Ministero nell’espletamento degli “incombenti”.
Attraverso l’istituzione di una struttura “TARANTO LIBERA”(composta da 15 membri di comprovata esperienza, autorevolezza e professionalità a livello internazionale) poi si “potrebbe” puntare alla conversione economica industriale per realizzare un sano rilancio dell’economia.
Come? Attribuendole poteri di pianificazione urbanistica, di attivazione di procedure per il rilascio di autorizzazioni all’esercizio di attività commerciali e imprenditoriali, di utilizzazione e gestione dei fondi europei, statali e regionali per procedere alle bonifiche e al rilancio economico dell’area industriale. Come procedere ancora? il governo “dovrebbe” dichiarare Taranto e Statte AREA NO TAX con la conseguente defiscalizzazione di tutte quelle imprese che investano in settori non a carattere insalubre (biomedica, nanotecnologie, turismo, etc..). “TARANTO LIBERA” entro 8 mesi “dovrebbe” quindi approvare un piano per la conversione industriale dell’area, indicando con bando pubblico internazionale criteri e termini per la presentazione dei progetti d’impresa , con conseguente accesso a determinati benefici (ad es. eliminazione accise, riduzione bolletta elettrica , riduzione Irap e Ires, partite Iva agevolate etc..)
Tutto qui cari pensatori. E per chi non concordasse si può solo rispondere che, nell’ambito di un sano confronto, è lecito non essere d’accordo. Tuttavia, questo, allo stato, è l’unico progetto realizzato per salvare la nostra Terra. Un progetto della cui validità non si può dubitare, visto che ha previsto, nel dettaglio, ogni aspetto che “potrebbe”rilevarsi determinante alla salvezza: il fondo temporaneo di sostegno per l’agricoltura e la mitilicoltura, la riqualificazione, trasformazione e rigenerazione urbana e ambientale a partire dai suoli contaminati. Ha previsto finanche le infrastrutture da realizzare per potenziare, ad esempio, il porto commerciale e le ferrovie, gli interventi di bonifica e di rigenerazione urbana e ambientale, il recupero della splendida Città vecchia, ingegnandosi altresì sul modo di reperire strumenti e risorse a livello non solo  europeo e statale ma anche in virtù del principio tutto tarantino “chi inquina paga”, ormai cavallo di battaglia della nostra Taranto, bella, splendida, meravigliosa… nonostante tutto.
DI ALESSIA SIMEONE