lunedì 28 luglio 2014

TAP E TEMPA ROSSA PER IL BENE DEL TERRITORIO!?!

I due progetti legati all’energia in Puglia, il TAP (Trans Adriatic Pipeline) nel Salento  e Tempa Rossa a casa nostra, non promettono nulla di buono. Nonostante gli sforzi del governo che li ha proposti come investimenti imperdibili e irrinunciabili per rilanciare l’economia di un territorio “povero”, in realtà,  danneggiano ancor di più un territorio, che di vocazione industriale ha ben poco; un territorio che vuole dimenticare l’industrializzazione conosciuta, a scapito dell’ambiente e della salute della comunità.

I vicini di casa combattono con la costruzione di un gasdotto che dall’Arzebajian, attraversando Grecia e Albania, dovrebbe giungere in località San Foca a Melendugno, spalleggiati dalla Regione Puglia, che ha espresso parere – sia pure solo consultivo - negativo al progetto. Passato al vaglio della Commissione nazionale VIA (di valutazione impatto ambientale) si attende un vero e proprio colpo di mano, visto che intrattenere  rapporti commerciali con l’Azerbajian comporterebbe un giro di affari per lo stato italiano di oltre 7 miliardi di euro. Nel frattempo, nel tentativo di convincere della bontà del progetto, la Axo Italia S.p.A, fautrice del progetto, ha offerto ad alcune cooperative di pescatori un risarcimento di circa €. 70.000,00 per la mancata attività nelle zone di mare limitate o interdette alla pesca soltanto per i rilievi in corso per il tracciato del gasdotto.  

A casa nostra, siamo in guerra su più fronti:  da un’acciaieria non in regola, che ha reso malsana la nostra aria, ha avvelenato il nostro mare, ha infestato la nostra terra, alle trovate, che si assopiscono per un po’ per trovare poi nuova linfa nel genio di taluno, di installare pale eoliche nel mar grande, di trivellare alla ricerca dell’oro nero, a Tempa Rossa, a scapito della vera vocazione del nostro territorio, di un territorio che va valorizzato per tutto quello che è in grado di offrire senza impoverirlo, depauperarlo, immiserirlo fino a consumarlo irrimediabilmente. 

La “scelta” ricade su Taranto, come base logistica del giacimento petrolifero della Basilicata, perché rappresenta l’approdo a mare più vicino a Tempa Rossa, perché già vi arriva il petrolio estratto dalla Val D’Angri, perché esistono già opere realizzate dall’Eni, che dovrebbe diventare base di ricezione,stoccaggio e smistamento del petrolio lucano. 

L’appendice tarantina prevede, con un investimento di trecento milioni di euro all’incirca, la costruzione di una bretella di collegamento, di una decina di Km, che convogli  il petrolio estratto a Tempa Rossa nell’oleodotto di Viggiano per raggiungere Taranto; la costruzione nell’area portuale di due serbatoi, per centottantamila metri cubi di ricezione complessiva, che funzionerebbero alternativamente per la ricezione del greggio e il carico delle navi; l’allungamento di circa 300metri del pontile petroli esistente. 
 Al di là della necessità per la realizzazione di tali interventi di una variante di piano regolatore del porto soggetto all’approvazione del Comune di Taranto, sulla base di una valutazione ambientale strategica (VAS) di competenza della Regione Puglia, nel rispetto della convenzioni e direttive europee, seguendo un determinato iter procedurale, v’è da interrogarsi sulla bontà di tale progetto, che ha visto una mobilitazione di cui solo i tarantini sono capaci da una parte e giustificazioni insensate di Confindustria e autorità Portuale.

È indiscutibile che i fattori di rischio ambientali esistano e siano rilevanti per la possibilità concreta di sversamenti di idrocarcarburi, di collisioni in un mare troppo affollato di petroliere, con un aumento dell’inquinamento che aggraverebbe una situazione ambientale e sanitaria che è già d’emergenza. Le drammatiche risultanze delle diverse perizie epidemiologiche condotte, che attestano l’aumento del 54% dell’incidenza delle neoplasie e l’aumento della mortalità infantile del 21%, non hanno bisogno di ulteriori convincimenti sulla necessità di percorrere strade nuove e garantire uno sviluppo economico diverso di Taranto, svincolandosi dai soliti ricatti occupazionali.


Fa specie leggere su testate nazionali importanti di “ostruzionismo bigotto delle associazioni ambientaliste che rischia di condurre al totale default della città”, quando invece si cerca di svendere la città a lobby distruttrici, quando la città viene relegata verso il basso, da una classe politica incapace e ignava. Ne è la riprova il processo “Ambiente Svenduto”, le vergognose conversazioni telefoniche, che attoniti i tarantini hanno ascoltato, fra chi avrebbe dovuto tutelare Taranto e i tarantini, quando si vede quel gioiello di aeroporto grottagliese che non viene fatto decollare perché “toglierebbe aria” a Bari e Brindisi. 
Così le promesse dei “governanti”, ben lontane ancora dal trasformarsi in fatti, hanno il sapore delle promesse di marinai.

Del resto, alla luce di quanto successo in passato per l’AIA, alla luce degli umori di cittadini stanchi e che promettono rivolte, il Consiglio Comunale non poteva che accogliere all’unanimità la mozione di indirizzo vincolante del progetto Tempa Rossa, presentata da Angelo Bonelli, impegnandosi ad approvare a stretto giro la variante al piano regolatore, nel rispetto della normativa che detta vincoli per i nuovi insediamenti vicino alle raffinerie, ed esprimendo parere negativo. Peccato che l’approvazione sia già slittata a settembre…

DI ALESSIA SIMEONE