sabato 22 febbraio 2014

CHI SI FA' I FATTI SUOI CAMPA CENT'ANNI...E NON SUBISCE CONDANNE!

Sveglia alle 07.00 del mattino, ti rigiri un po’ nel letto perché la voglia di alzarsi non c’è mai, soprattutto nelle fredde giornate d’inverno, quando il piede messo a terra per un attimo si ritrae naturalmente sotto le coperte al calduccio. Ma arriva il momento che “volere o volare” ti  devi alzare, continuando a sonnecchiare, anche quando, di sfuggita, ti guardi allo specchio con l’occhio semichiuso e i capelli a panettone. Le solite incombenze mattutine, chiudi la porta di casa e via inizia la giornata. Inizia la giornata con i “buongiorno a destra” e i “buongiorno a sinistra” fino a quando, te ne accorgi subito, sei stato puntato dal primo “chiacchierone” che, ti gira intorno, come uno squalo, con la pinna in superficie, con quegli occhi che già da lontano ti dicono: “tu non lo vuoi sapere?... ma io te lo devo dire lo stesso!.. e mi devi ascoltare per forza!”  e tu dall’altra parte che escogiti qualcosa per sottrarti ma è troppo tardi, sei spacciato. Nella migliore delle ipotesi  si inizia con i convenevoli del caso: “come stai tutto bene?”  ma, senza attendere nemmeno la risposta, t’incalza..”sai cosa ho saputo?” oppure “ma lo sai che…”. Il “la” è stato suonato e via ti vengono raccontati, con dovizia di particolari, tutti i fatti del malcapitato di turno, che magari non conosci nemmeno. E non ce la fai a bloccarlo perché il “pettegolo doc” soffre di un’acuta patologia, capace anche, non lo nascondo, di solleticare le curiosità latenti in ognuno di noi! 
È risaputo in “pole position” ci sono  tresche amorose, pettegolezzi scabrosi, flirt, che vanno via come il pane, ma il gossip “parla” in ogni ambiente e può riguardare qualsiasi argomento: dal modo di sciorinare la biancheria e lavare i balconi, al modo di vestire e di camminare, con contestuale attribuzione di nomignoli vari, magari pure azzeccati … e, nel mentre, la curiosità prende sempre più consistenza e si fa via via meno latente. La vita è fatta anche di “chiacchiere”, che appartengono, sia pure in misura diversa, alla natura umana, ma che tuttavia  devono rimanere quel che sono.
Ma quando le “voci” superano il limite e si trasformano in diffamazione? 


Lo avrà imparato bene, un signore di Piedimonte Matese, condannato al pagamento della multa di €. 300,00 oltre al risarcimento del danno, per aver “riferito a più persone” la presunta relazione extraconiugale di una vicina di casa. E a nulla è valso il tentativo di difendersi, sostenendo che la “voce” fosse diffusa nel vicinato e che nessuno l’avesse mai contestata!. Peraltro cosa mai si può contestare a questo povero uomo che, nel suo tam tam, ha ritenuto di informare della tresca amorosa gli stessi cognati della signora? E che mai poteva aspettarsi di essere coinvolto in una vicenda giudiziaria dai toni rosa. Purtroppo per lui, la Suprema Corte di Cassazione, lo ha ritenuto colpevole del reato di diffamazione.    Peraltro,  quand’anche  la relazione extraconiugale fosse stata vera, la diffusione della notizia non avrebbe dovuto essere divulgata!!  Lo avrà imparato altrettanto bene il tale, condannato a un anno e due mesi di reclusione, oltre al dovuto risarcimento del danno, per aver rivelato al proprio datore di lavoro la tresca in atto tra una dipendente e un collega sposato.  Ed è vero che i panni sporchi si lavano in famiglia perché a denunciarlo è stata proprio la moglie tradita. Lezione imparata bene anche da quella signora, che si è vista addebitare la separazione per una  ridda di voci, sempre più insistenti  sulla sua  presunta relazione extraconiugale. Ed infatti la donna, “attivamente” impegnata nelle attività di volontariato della chiesa, ha scatenato voci insistenti sul nascente tenero rapporto con il nuovo sacerdote,  che hanno creato al coniuge, nelle relazioni sociali, gravi disagi. La stessa non poteva immaginare di essere destinataria di un provvedimento così sfavorevole, in mancanza di prova provata della consumazione del tradimento, e solo sulla base di chiacchiericci.
Pettegoli avvertiti!!! Attenzione dunque… nessuno è al riparo…
di ALESSIA SIMEONE