giovedì 6 febbraio 2014

Erasmo un destino senza la "A"

Era una domenica nuvolosa, mi svegliai sentendo gli odori del giorno festivo e subito con la testa mi ritrovai al pensiero del post pranzo, cioè al momento in cui con mio padre sarei andato allo stadio. Era un anno particolare, lo si sentiva nell'aria, per merito di quell'uomo che sembrava venuto dal cielo a sollevare le sorti di una città, che anche calcisticamente non trovava fortune. Entrai nello stadio, mio padre dal carattere mite e tranquillo, non voleva affacciarsi nella curva, vista la mia età (7 anni) e pertanto erano le stagioni in cui frequentavo la gradinata. TARANTO -Cremonese, una partita vista in piedi per le diverse gocce di pioggia che cadevano e per la sofferenza di una palla che non entrava, quanti cross, quanti tiri e Lui che di testa o di piede le buttava tutte li, ma il loro portiere sembrava passato da tutte le chiese d'italia a scendere dalla lombardia fino alla puglia. Finisce la partita in parità, ma non aveva il sapore della mancata vittoria o della sconfitta, perchè ERASMO ci faceva sentire sicuri del raggiungimento della mèta. Al tempo non esisteva nè internet nè cellulari e pertanto le news arrivavano con i giornali o telegiornali, ma, vista la mia età da scuola elementare, la sera andai a dormire nella sicurezza che la domenica successiva quei duei punti gli avremmo ripresi. La mattina andai a scuola, fiero della mia domenica da TARANTINO e alla prima ora mi ritrovai un compagno di classe che mi avvisò dell'evento della sera precedente, lì sulla strada di san giorgio vicino a quel locale dove talvolta ci si è ritrovati. Fui preso dallo sconforto e non credevo a ciò che mi era stato detto, chiesi alla maestra di andare in segreteria a chiamare mio padre che in qel momento lavorava, ero a due passi dall'ospedale non potevo non accertarmi di persona perchè non era possibile. Ma quella mattina mio padre non venne e fu la mattina più lenta e triste della mia infanzia. Mio padre per farsi perdonare il giorno successivo non mi mandò a scuola e mi dette la possibilità di andare alla San Roberto Bellarmino, in un giorno in cui anche il cielo piangeva. Un' ora di fila, un ora di attesa, per vedere se veramente fosse lui, se si fossero tutti sbagliati, non poteva morire e alla fine me lo ritrovai davanti a quella bara con il volto visibile e tre punti sulla fronte, che mi costarono giorni di pianto.
Di Morgan Vinci