mercoledì 15 gennaio 2014

E LA TERRA CONTINUA A BRUCIARE...di Alessia Simeone

Quel pezzo di cielo corrucciato che fa capolino lassù si riflette sulla mia Terra. Solo qui puoi ammirare un cielo così: malinconico di una malinconia che sembra non voler andare mai via e accompagna beffarda perfino il sorriso dei momenti sereni. Quella stessa “malinconite”, impregnata a tratti di rabbia e impotenza, che avvolge la Terra mia, una donna avanti con l’età, ma di una beltà senza tempo, segnata dalla vita e dalle sue incognite, in pena per i suoi figli da troppo messi con le spalle al muro, per l’amara scelta fra il lavoro e la vita, e con le mani vuote di lavoro e di salute. Chi l’avrebbe mai detto che la mia Terra bruciasse di un fuoco inestinguibile, che fosse l’inconsapevole scenario di una lotta intestina per la vita!  Come faccio, adesso, a spiegarle l’ennesimo provvedimento, buttato lì nel calderone di un iter legislativo disorganico, del confusionismo, del fare e del disfare? Perché ogni volta che credi di aver aggiunto un mattone importante ecco che si frantuma in mille pezzi insieme ad altri dieci e ci tocca ricominciare daccapo. 
La VIII Commissione Ambiente della Camera ha in esame questo decreto “Terra dei Fuochi”,  denominazione certo altisonante, che lasciava presagire che finalmente si stessero riorganizzando le idee in maniera fattiva e concreta. Ed invece si parla di screening medico-sanitari per la popolazione più esposta agli effetti dell’inquinamento siderurgico. Intendiamoci non è niente ma, non so a voi, ma a me non basta. Sarebbe stato da me accolto con favore se fosse arrivato vent’anni fa. Mi risuona come un annuncio di Stato: “caro signore lei si è ammalato, si vada a curare”. Lo screening avrebbe avuto un senso se fosse stato accompagnato da un contestuale concreto impegno a sostenere quelle persone che si sono viste sconvolgere la vita dalla sera alla mattina, quelle persone che alle dieci di sera, in uno squallido ospedale, già provate dalle dolorose cure, non sanno dove sedersi in attesa di sottoporsi alle terapie, che sono costrette a fare le valige perché non c’e’ posto nella loro Terra per curarsi e incominciano a girare come trottole per decidere dove andare a curarsi, facendosi i conti in tasca.  
Con altrettanta amarezza leggo della prosecuzione dello studio “Sentieri” dell’istituto superiore di sanità per valutare l’impatto delle emissioni nocive sulla salute della popolazione. Come se ce ne fosse bisogno. In quanti ancora dobbiamo morire per offrire la prova provata di questo impatto?  E a cosa servirebbe l’aumento dal 70 all’80 per cento del numero delle prescrizioni Aia, quando già quelle esistenti sono state aggirate? Che dire poi dell’aumento di capitale dell’Ilva per reperire le risorse necessarie ai lavori di risanamento ambientale? Bondi proporrà (una semplice proposta!?) di partecipare all’aumento di capitale alla famiglia Riva, che fino ad ora ha impiegato “diversamente” le risorse destinate al risanamento, dopo di che  potrà ricorrere a investitori terzi, non identificati, investitori senza volto insomma. Mi pare un meccanismo alquanto macchinoso e di difficile applicazione, con la consapevolezza che non basterebbe rivivere una vita intera, la più lunga, per risanare quel che è andato perduto.
In quel cielo corrucciato c’è però un fuoco altrettanto inestinguibile, ma buono, e di cui questa Terra martoriata va fiera: è la dignità, l’amor proprio della sua gente, che è scesa in piazza perché non deve essere più costretta a scegliere fra lavoro e salute, che non è più disposta ad abbassare la testa, che ha sì le mani vuote ma quelle stesse mani sono affamate di lavoro, di salute,  di futuro.
Un ringraziamento speciale a Nicola Carpignano che con la sua arte ha ispirato questo articolo.
Avvocato Alessia Simeone.