lunedì 27 gennaio 2014

Le CASEAQUILONE dell’anima dalla personale dell'artista Claudia Liuzzi a cura di Alessia Simeone


“Ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino. Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale, prende il vento; ecco pian piano tra un lungo dei fanciulli urlo s’inalza. S’inalza; e ruba il filo dalla mano, come un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano” (Giovanni Pascoli, Primi Poemetti, 1904/1907)
Non c’è maniera migliore per raccontare un quadro che partire dalle parole di una  poesia perché la visione che ti appare davanti evoca sensazioni intime, tutte tue,  che si ricollegano,  ad un ricordo, a  qualcosa di già vissuto, già visto, e nel contempo, a qualcosa di completamente nuovo, che ti affascina ed entra nel tuo mondo, e che è difficile, alle volte, riuscire ad esprimere a parole.
Ed è questa la sensazione che ho avuto, forte,  alla personale di pittura di Claudia Liuzzi, che si sta svolgendo, presso l’Ufficio dei Promotori Finanziari Banca Mediolanum a Taranto in Via Plinio, e sarà possibile visitare fino al 1 febbraio.
In realtà, credevo di trovarmi di fronte il solito quadro, per quanto i quadri possano definirsi “soliti”, e invece mi sono trovata di fronte delle vere e proprie sculture a forma di quadro, che racchiudono le sensazioni dell’autrice alla ricerca delle sue radici pugliesi e che si prestano alle più svariate interpretazioni di chi vede con gli occhi e con l’anima.
Gli occhi, si sa, sono lo specchio dell’anima,  racchiudono un mondo intero e raccontano, ai più attenti, quello che eri, quello che sei diventato, le aspettative e le consapevolezze maturate per plasmare la persona che  diventerai.
I materiali adoperati si ricollegano a quella sapiente e certosina costruzione dell’io, che necessita di riscoprire le radici della propria Terra, con cui, volente o nolente, si fa i conti prima o poi perché il legame con la propria Terra è un legame al fil d’acciaio.
Lievi carte di riso sovrapposte a far spessore, brandelli di juta, scaglie di sughero, coaguli acrilici, taches rubino-granate del vino pugliese, grumi di polvere rossa di bauxite, granellini di sabbie ferrose a comporre un’opera che graficamente appare sfumata,  indefinita affinché ognuno possa vivere la propria storia, ma riesca ad affrancarsene per riscriverci sopra e dare una rilettura dell’opera vista da un’altra prospettiva.. L’anima-aquilone,per quanto s’inalzi in volo, rimane pur sempre saldamente legata alle proprie origini per mezzo di quella cordicella di yuta, che come un fiore fugge sullo stelo esile per rifiorir lontano perché per ogni cerchio che si chiude, ce n’è un altro che si apre e ogni viaggio che si intraprende ricorda sempre quei piccoli fogli di riso sovrapposti a far spessore.


A CURA DI ALESSIA SIMEONE